Gianpaolo Arena – My River
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Gianpaolo Arena – My River

Gianpaolo Arena è l’autore scelto a rappresentare il tema dell’open call 2015 di Ikonemi.

Intervista a cura di Valentina Isceri.

 

La maggior parte delle immagini di My River (2008-2012) mostra un’atmosfera romantica costruita su un sapiente utilizzo delle luci e delle proporzioni in cui a volte un’estesa latitudine di posa indica esattamente una medesima estensione dell’anima, per un’esperienza sensoriale e di spirito. E’ il caso dell’autore che rende incerta l’idea tradizionale della fotografia riproduttivo – documentaria e si affida un’estetica della forma, con sguardo allargato sullo spazio. Queste premesse infatti trovano forma organica in un’opera che è quasi pittorica, pur nella severa geometria del formato quadrato. Per i fruitori, sono visioni toccanti che interrompono la visione e innescano l’immaginazione, per Arena sono sospensioni visive e partecipate di paesaggi abitati da un io interiore, carico del proprio vissuto: una dialettica tra la descrizione minuziosa del paesaggio di fiume e il distendersi del tempo dell’esperienza. Ma il senso del reale a volte è subordinato al senso estetico e il colore suggerisce quelle sensazioni tattili che ne darebbero la forma e la profondità senza tuttavia svelarne la geografia. Il riconoscimento visivo è quasi ignoto; l’immagine è rivalutata poiché la profondità e la morbidezza producono esercizi di senso dove l’atmosfera ha proprio un peso all’interno dell’opera.

In relazione al tema del fiume, quali sono i fotografi o le esperienze, anche letterarie, che esercitano più di una semplice ascendenza su di te?
La letteratura che amo maggiormente mi ha aiutato nella formazione e nel consolidamento di un immaginario più ampio e meglio delineato. Attraverso i percorsi e gli attraversamenti dei luoghi vicini al fiume a volte emergevano echi e rimandi a determinati testi. In particolare Suttree, 2009 di Cormac McCarthy – Finnegan’s Wake, 1939 di James Joyce – Cuore di Tenebra, 1899 di Joseph Conrad – L’urlo e il furore, 1929 di William Faulkner – Verso la foce, 1989 di Gianni Celati. Tra le pubblicazioni di ambito fotografico, quelle che ho amato maggiormente sono: Eirik
Johnson, Nadav Kander, Jem Southam, Laura McPhee, Zhang Kechun.
Tra le composizioni legate alla sound art, vorrei ricordare almeno queste due: William Basinski “The River” e Annea Lockwood con il sorprendente “A Sound Map of the Housatonic River”.

La libreria di Warburg, poi diventata una nota biblioteca, era unita insieme dalla famosa “soggettiva legge del buon vicinato”. Invece nel grande e ordinato archivio digitale di Landscape Stories Magazine come nasce il bisogno di raccogliere, vocabolarizzare e condividere visioni e produzioni sempre più copiose in quanto “immateriali”?
Nella libreria dell’istituto l’indicizzazione e l’ordinamento dei volumi sono liberamente accessibili nella modalità di ‘tessere di un disegno’. All’interno di esso ricorrono immagini e forme molto simili in culture molto diverse. Nella mia discoteca che ospita diverse migliaia di album musicali i criteri di catalogazione sono con buona approssimazione similari. Mi tornano in mente le parole di Prigogine a proposito della crescita delle città: “La crescita del disordine non è più unicamente distruzione dell’ordine. In certe condizioni è anche fonte di ordine di tipo nuovo”.
Nella mia opinione il passaggio da una struttura gerarchica, piramidale e compilatoria a una forma di sapere connettivo, pulviscolare, sinottico ha aperto a inedite possibilità combinatorie. Nel bene e nel male la perdita della ‘matrice’ e della prova ha moltiplicato le fonti e innescato dinamiche dove quantità e qualità non sempre coincidono. La realtà diffusa della rete richiede tempo e tempi non quantificabili, questa abbondanza è essa stessa forza. É necessario comprendere in che modo poter gestire questa enormità di offerta e cosa farsene di questo eccesso di quantità.
L’interconnessione simultanea porta a un’apparente partecipazione diretta illimitata, un illusorio miraggio di democrazia compiuta. Ci poniamo sul solco, ma con che distanza, delle parole di Bruce Sterling: “La vera fonte di potere nella nostra società alla fine del 20° secolo sono i telefoni, i fax, i modem, i sistemi multimediali, la realtà virtuale…”.
Il fotografo deve continuare a produrre immagini arrivando a una sintesi e a una contaminazione che sia cognitiva, non solo formale e mediatica. Le immagini nella loro essenza non sono statiche, può cambiare sia il loro significato sia la loro circolazione sociale.

Liz Wells, teorica della fotografia, in Land Matters – studio recente sul rapporto tra paesaggio, fotografia e identità, sostiene che la fotografia contribuisce in modo significativo al nostro senso di conoscenza, percezione ed esperienza, e a trasformare il nostro modo di porci in relazione con la storia e la geografia e, per estensione, con il senso di noi stessi. In siffatto magmatico scenario connesso al paesaggio e ai molti paesaggi interiori com’è vivere l’esperienza di LS Mg?
Parole come queste sono utili a renderci sensibili sulla forte relazione esistente tra il paesaggio e gli aspetti fisici, estetici e percettivi dell’ambiente. Nella mia esperienza la fotografia, la camminata e la mappa sono gli strumenti ideali per la conoscenza profonda di una città o di un territorio. Molte volte questo esercizio mi è stato utile per la comprensione di ciò che mi circondava o con cui volevo confrontarmi. Il paesaggio interiore, intimo e mutevole, è una visione squisitamente soggettiva, riflesso dello sguardo sul mondo di ciascuno di noi.

Ci sono molti autori promettenti e progetti editoriali emergenti. Cosa pensi stia accadendo sulla rete: può essere questa una spinta verso l’autorialità? 
Ciascun autore lo è indipendentemente dalla rete. Quest’ultima però è uno strumento straordinario che aiuta a ‘mettere in chiaro’, a rendere evidente, ad accelerare, a connettere. Vale come un imperfetto strumento di documentazione e di conoscenza. Non deve essere l’unico ma può essere molto importante. Il fotografo diventa sempre più il protagonista del processo, il suo ruolo si rinnova ciclicamente in quello del ricercatore, dell’imprenditore, del comunicatore.

Per chi volesse orbitare sul magazine, che consigli daresti?
Direi al lettore di essere attento e curioso, di leggere le interviste, vedere i video, servirsi dei testi letterari per guardare altrove, il più lontano possibile. L’esperienza ha un valore seminale per scoprire e approfondire nuovi scenari. L’incarnazione materiale e tattile restano parti fondamentali. L’incoraggiamento e il desiderio è quello di accendere la curiosità e di alimentare l’interesse a perdersi tra le pagine di un libro o nello spazio di un percorso espositivo.

Cos’hai in cantiere o di cosa ti piacerebbe occuparti?
Nell’immediato, dal 20 ottobre al 25 dicembre, il lancio della piattaforma di crowdfunding del progetto CALAMITA/Á, indagini e ricerche sui territori del Vajont, per la pubblicazione di un libro e di 3 mostre internazionali nel 2016. Un laboratorio interdisciplinare sarà ospitato in quei territori il 6, 7 e 8 novembre. A breve curerò un laboratorio didattico teorico e pratico per avvicinare, incuriosire e sensibilizzare un numero maggiore di persone su tematiche a noi care… gli attuali fenomeni sociopolitici e culturali, la ricerca di una nuova estetica capace di descrivere la complessità e i rapidi cambiamenti del mondo contemporaneo, le relazioni tra l’uomo e il suo territorio. A medio termine la curatela di una mostra a cui tengo molto, a Roma, in aprile, in un luogo aperto e ricettivo. Una bella sinergia e una proficua collaborazione tra curatori, professionisti e autori, italiani e internazionali.

biografia
Architetto e fotografo sviluppa progetti di ricerca su tematiche ambientali, documentarie e sociali. L’interesse per la rappresentazione architettonica ha orientato la sua attenzione verso la fotografia di architettura, il paesaggio urbano, l’uso della fotografia come indagine del territorio antropizzato, le relazioni sulle molteplici identità che appartengono e caratterizzano luoghi e persone. Una parte importante della sua ricerca fotografica si sviluppa sul paesaggio modificato nelle diverse realtà aziendali, nei siti industriali e nel mondo del lavoro.
Dal 2010 è editore del magazine di fotografia contemporanea internazionale Landscape Stories con cui coordina campagne fotografiche sul territorio, workshops (Massimo Siragusa, Bruno Ceschel-SP, BH, Raimond Wouda, Valerio Spada, Francesco Jodice, Simon Roberts, Vincenzo Castella, Tre Terzi, Andreas Weinand, Domingo Milella) progetti editoriali (Adolescence book, Gianluca Perrone “Balere”, Joël Tettamanti “Works 2001-2019”) ed espositivi (Photissima Festival Torino, 2012. Sifest 2014. 21er Haus, Vienna, 2014. Massimo Siragusa, Roma, 2015. Alt. + 1000, Rossinière, Switzerland, 2015).
Dal 2013 è curatore del progetto CALAMITA/À, una piattaforma di indagini e ricerche sui territori del Vajont. Il suo ultimo progetto My Vietnam è stato presentato al festival fotografico F4_un’idea di fotografia, Villa Brandolini, Pieve di Soligo, TV nel 2013, a Padova Fotografia Festival nel 2014, alla Galleria Anteprima d’Arte Contemporanea, Roma, nel 2014 e al Fotografia Festival di Roma nel 2014.
Nel 2013 ha partecipato alla X Biennale di Architettura di São Paulo, Brazil con lo studio Latitude Platform.
Tra le recenti esperienze professionali nei primi mesi del 2015 è stato giurato al ‘Photobook Award’ a Melbourne e a ‘On Landscape Project’, Matèria a Roma. Nel 2014 ha scritto la prefazione alla monografia di Joël Tettamanti “Past, Present and Future” per l’editore svizzero BENTELI Verlag!
Nel 2015 ha fatto parte della giuria del ‘Photobook Award’ di Melbourne e di ‘On Landscape Project’, Matèria a Roma.
Nell’estate del 2015 è docente per la residenza del festival Bitume. Nell’ottobre del 2015 vince la quinta edizione del premio Riccardo Prina con il progetto ‘Collapsing Stars’.

www.gianpaoloarena.com
www.landscapestories.net
www.calamitaproject.com

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