“È sempre difficile riuscire a compiere la descrizione di un luogo attraverso la fotografia, trovare quelle soluzioni che riflettano le linee guida della propria ricerca e che, parallelamente, rappresentino tali luoghi. In un primo momento dell’indagine decisi di concentrare il mio campo di indagine alle piazze, ai personaggi che vivono tale fenomeno urbanistico, alle rive del fiume o del mare e alla centrale elettrica.
Andare a fotografare dei luoghi così distanti da casa mia è stato come ritrovare le sfuocate immagini delle alluvioni della fine degli anni Cinquanta sepolte nella mia memoria. Lo sgomento legato al ricordo e quelle immagini trovò eco nelle strofe cantate Ivan Della Mea da cui ho mutuato il titolo del mio lavoro.
La forza della musica e il ricordo dell’alluvione, insieme all’imponente presenza del fiume che determina e influenza la vita e la cultura della gente del Polesine, mi hanno portato a voler recuperare le fotografie d’epoca riferite a tali catastrofi, per connetterle con le fotografie da me realizzare del Polesine contemporaneo. Istaurando un dialogo tra passato e presente.”
BIO
Gianni Zanni nasce vive e lavora a Bari.
Si occupa di fotografia dalla metà degli anni settanta, interessandosi agli aspetti della tradizione materiale e della cultura subalterna pugliese. Il risultato di questo lavoro è in gran parte patrimonio del Museo Nazionali Di Arti Popolari di Roma e della Mediateca Regionale Pugliese.
Diplomato in scenografia all’Accademia delle Belle Arti, è cofondatore della Galleria Spazio Immagine ed ha gestito la Galleria “La Corte. Fotografia e Ricerca”.
Ha frequentato workshop di autori famosi come Italo Zannier, Mario Cresci, Guido Guidi e Domingo Milella e insegnato fotografia ed elaborazione digitale presso Istituti Professionali ad indirizzo grafico e fotografico.