ALBERTA ZALLONE
759
page-template-default,page,page-id-759,theme-bridge,bridge-core-3.0.8,woocommerce-no-js,qode-page-transition-enabled,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,qode_grid_1300,qode-content-sidebar-responsive,columns-4,qode-theme-ver-29.5,qode-theme-bridge,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-6.10.0,vc_responsive

ALBERTA ZALLONE 

Il Polesine per me non è un territorio casuale ma è un posto che ho frequentato a lungo per via di alcuni legami familiari. Estate, Pasqua, Natale. Anno dopo anno. Ho potuto conoscere a fondo le persone, il territorio e la sua storia. In qualche modo ho un legame personale con questa terra. Anche mio nonno materno era veneto, ma di Capodistria. In conclusione, ho assimilato a lungo cultura veneta e vita polesana. La grande alluvione l’ho vissuta attraverso le parole di chi l’aveva vista e subìta, compresi gli stravolgimenti del paesaggio e l’esodo di migliaia di persone verso le America; in Argentina in particolare.

La mia percezione del Polesine e della sua gente non è cambiata, in qualche modo è stata a lungo anche la mia terra di adozione: ne conosco il dialetto, le storie, le paure di sempre di molta gente. Sono andata alla ricerca del Polesine che conoscevo per cercare cosa ne fosse rimasto e come fosse cambiato; un ritorno al passato e una ricerca del presente. Mi sono per questo concentrata su un’area geografica ristretta sia per la consapevolezza della complessità del territorio sia perché i miei obiettivi erano precisi.

Adria, Santa Maria in Punta e Corbole sono sufficientemente indicative della mia ricerca personale. Paesi che hanno subìto un’emigrazione massiccia che, se ha arricchito l’area per la minor spinta demografica, ha anche modificato nel complesso il modo di vivere.

Santa Maria in Punta è stata geograficamente stravolta, con parte del paese abbandonato nella golena e ciò che resta molto limitato e abitato da pochi. Corbole mi è parso un paese in sviluppo fondamentalmente agricolo e Adria, cittadina con tradizioni culturali e secoli di storia, mi sembra alla ricerca di una identità più definita e culturale. Complessivamente un’area di grande bellezza per chi sa coglierla: non appariscente, sottile, un po’ malinconica con acqua e terra piatta quasi ovunque, argini come uniche colline, inverno lungo, nebbia frequente, estate caldissima. Vorrei tornarci e fotografare ancora.

 

Bio

<< Ho sempre amato la fotografia come mezzo di ricerca e di espressione. L’ho trascurata negli anni più impegnati della mia attività lavorativa per riprenderla in maniera sistematica dagli anni 90 quindi mi definirei una “fotografa di ritorno” dopo anni di attività lavorativa nella ricerca scientifica e nell’insegnamento universitario>>

 

Alberta Zallone è nata e vive a Bari.  Ha svolto una lunga attività professionale come ricercatrice e docente di Istologia nella Facoltà di Medina e Chirurgia dell’Università di Bari. Durante il suo periodo di formazione negli Stati Uniti, ha maturato un forte interesse per la fotografia, studiando i più grandi fotografi americani.

E’ tra i fondatori di “La Corte, fotografia e ricerca”, un gruppo culturale attivo dal 2000 e che tutt’ora cura e ospita mostre all’interno della Cappella del Castello Svevo di Bari.

Ha partecipato a diversi workshop di fotografia, con Martin Kollar nel 2014, e con Doug Dubois nel 2016 e espone le proprie serie fotografiche in contesti espositivi già a partire dal 2012.

http://www.albertazallone-photography.com/